Cassazione penale Sez. V sentenza n. 13553 del 31 marzo 2008

ECLI:IT:CASS:2008:13553PEN

Massima

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Il notaio che, in concorso con il beneficiario, redige una procura generale attestando falsamente la capacità di intendere e di volere della persona rappresentata, la quale è invece totalmente incapace per gravi patologie mentali, commette il reato di falso ideologico in atto pubblico, essendo sufficiente il dolo generico, ossia la volontarietà della dichiarazione falsa con consapevolezza del suo carattere inveritiero, a prescindere dalle ragioni che hanno determinato l'agente a favorire sé o altri. La condanna al risarcimento dei danni in favore della parte lesa è pronunciata ai sensi dell'art. 539 c.p.p. come mera "declaratoria juris", senza necessità di accertare l'effettiva sussistenza e l'entità del danno, rimessi al giudice della liquidazione. Il reato di falso in atto pubblico di fede privilegiata, punito dall'art. 479 c.p., è soggetto a un termine prescrizionale massimo di quindici anni, non essendo applicabile il termine più breve introdotto dalla legge n. 251/2005 ai processi pendenti in grado di appello alla data di entrata in vigore della stessa.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. NAPPI Aniello - Presidente

Dott. SANDRELLI Gian Giacomo - Consigliere

Dott. PALLA Stefano - Consigliere

Dott. BRUNO Paolo Antoni - Consigliere

Dott. VESSICHELLI Maria - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

MA. RO., N. IL (OMESSO);

VI. LI. AN., N. IL (OMESSO);

avverso SENTENZA del 20/10/2005 CORTE APPELLO di BARI;

visti gli atti, la sentenza ed il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA la relazione fatta dal Consigliere Dr. PALLA STEFANO;

udito il Procuratore Generale in persona del Dr. Delehaye, che ha concluso per il rigetto dei ricorsi.

MOTIVI DELLA DECISIONE

Ma. Ro…

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