Cassazione penale Sez. II sentenza n. 9315 del 4 marzo 2019

ECLI:IT:CASS:2019:9315PEN

Massima

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Il reato di estorsione si configura quando la condotta dell'agente è connotata dalla minaccia di un male certo e realizzabile ad opera del reo o di altri, ponendo così la persona offesa nell'ineluttabile alternativa di far conseguire all'agente il preteso profitto o di subire il male minacciato. Pertanto, il criterio distintivo tra il reato di truffa e quello di estorsione risiede essenzialmente nel diverso modo di atteggiarsi della condotta lesiva e della sua incidenza nella sfera soggettiva della vittima: ricorre la truffa se il male viene ventilato come possibile ed eventuale e comunque non proveniente direttamente o indirettamente da chi lo prospetta, in modo che la persona offesa non è coartata, ma si determina alla prestazione costituente l'ingiusto profitto dell'agente perché tratta in errore dalla esposizione di un pericolo inesistente; mentre si configura l'estorsione se il male viene indicato come certo e realizzabile ad opera del reo o di altri, poiché in tal caso la persona offesa è posta nella ineluttabile alternativa di far conseguire all'agente il preteso profitto o di subire il male minacciato. Ai fini della configurabilità del reato di estorsione, la connotazione di una condotta come minacciosa e la sua idoneità ad integrare l'elemento strutturale del reato vanno valutate in relazione a concrete circostanze oggettive, quali la personalità sopraffattrice dell'agente, le circostanze ambientali in cui lo stesso opera, l'ingiustizia della pretesa e le particolari condizioni soggettive della vittima, poiché più marcata è la vulnerabilità di quest'ultima, maggiore è la potenzialità coercitiva di comportamenti anche "velatamente" minacciosi. Inoltre, nel concorso di persone nel reato di estorsione, l'azione tipica può essere compiuta indifferentemente da uno qualsiasi dei correi, purché gli altri abbiano apportato un contributo causale, essendo sufficiente, ai fini della responsabilità concorsuale, che l'imputato si sia preoccupato di chiedere il denaro per permettere alle persone offese di "soggiornare" in un'area sottoposta al controllo dei suoi complici, assicurando così ai correi la ricezione dell'ingiusto profitto.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CERVADORO Mirel - Presidente

Dott. MESSINI D'AGOSTINI Piero - Consigliere

Dott. SGADARI G. - Consigliere

Dott. ARIOLLI - rel. Consigliere

Dott. SARACO Anton - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
avverso la sentenza del 28/03/2018 della CORTE APPELLO di MILANO;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. GIOVANNI ARIOLLI;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Dr. MIGNOLO OLGA, che conclude per l'inammissibilita'.
RITENUTO IN FATTO
1. Il difensore di (OMISSIS) ricorre per cassazione per l'annullamento della sentenza della Corte di appello di Milano (in da…

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