Cassazione penale Sez. I sentenza n. 23516 del 16 giugno 2021

ECLI:IT:CASS:2021:23516PEN

Massima

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La continuazione tra il reato associativo ex art. 416-bis c.p. e i reati-fine commessi nell'ambito dell'associazione è ammissibile solo se vi sia la prova di una unitaria e contestuale programmazione criminosa di tali reati al momento dell'adesione del partecipe al sodalizio. Non è sufficiente il mero inquadramento dei reati-fine nell'oggetto sociale dell'associazione, essendo necessario accertare che essi fossero prevedibili e programmabili ab origine, non essendo invece configurabile la continuazione per i reati-fine legati a circostanze contingenti e occasionali, non rientranti nella originaria deliberazione criminosa. L'accertamento di tale unitarietà programmatica è rimesso al prudente apprezzamento del giudice di merito, la cui valutazione, se congruamente motivata, non è sindacabile in sede di legittimità.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. IASILLO Adriano - Presidente

Dott. SIANI Vincenzo - Consigliere

Dott. FIORDALISI Domenico - Consigliere

Dott. SARACENO Rosa Anna - Consigliere

Dott. LIUNI Teresa - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del 21/07/2020 della CORTE APPELLO di GENOVA;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. TERESA LIUNI;
lette le conclusioni del Procuratore generale, Dr. ETTORE PEDICINI, il quale ha chiesto il rigetto del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Con ordinanza del 21/7/2020 la Corte di appello di Genova, in funzione di giudice dell'esecuzione, ha respinto l'istanza di (OMISSIS), diretta al riconoscimento della continuazione tra i reati …

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