Cassazione penale Sez. V sentenza n. 21381 del 23 maggio 2016

ECLI:IT:CASS:2016:21381PEN

Massima

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Il reato di minaccia aggravata è configurabile quando l'agente, mediante l'esibizione di armi o altri mezzi atti ad incutere timore, prospetta alla persona offesa la concreta possibilità di subire un danno grave alla propria incolumità fisica. In tali casi, il giudice di merito gode di ampia discrezionalità nella valutazione della gravità della minaccia e nella determinazione della pena, tenendo conto della personalità del reo, dei precedenti penali e di ogni altro elemento rilevante ai fini della commisurazione della sanzione. La motivazione del provvedimento, pur senza dover esaminare analiticamente tutti gli argomenti difensivi, deve esporre in modo congruo e logico le ragioni che hanno condotto alla decisione, senza incorrere in vizi di illogicità o contraddittorietà. Il sindacato di legittimità della Corte di Cassazione è limitato al controllo della correttezza giuridica e della logicità della motivazione, senza poter riesaminare il merito delle valutazioni probatorie effettuate dai giudici di merito, che sono insindacabili se sorrette da adeguata e coerente argomentazione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ZAZA Carlo - Presidente

Dott. SCARLINI Enrico Vittori - Consigliere

Dott. GUARDIANO Alfredo - Consigliere

Dott. MICHELI Paolo - Consigliere

Dott. FIDANZIA Andrea - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), N. IL (OMISSIS);
avverso la sentenza n. 1120/2009 CORTE APPELLO di CATANIA, del 21/05/2015;
visti gli atti, la sentenza e il ricorso;
udita in PUBBLICA UDIENZA del 15/03/2016 la relazione fatta dal Consigliere Dott. FIDANZIA ANDREA;
Il Procuratore Generale della Corte di Cassazione, Dott. ORSI Luigi, ha concluso per la declaratoria di inammissibilita' del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Con sentenza emessa in data 21 maggio 2015 la Corte d'Appello di Catania, in parzia…

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