La provocazione, ai fini dell'attenuante prevista dall'art. 599, comma 2, c.p., richiede: a) lo stato d'ira, costituito da una situazione psicologica caratterizzata da un impulso incontenibile, che determina la perdita dei poteri di autocontrollo, generando un forte turbamento connotato da impulsi aggressivi; b) il fatto ingiusto altrui, costituito non solo da un comportamento antigiuridico in senso stretto ma anche dall'inosservanza di norme sociali o di costume regolanti la ordinaria, civile convivenza; c) un rapporto di causalità psicologica tra l'offesa e la reazione, indipendentemente dalla proporzionalità tra le stesse. Pertanto, ai fini della configurabilità della provocazione, il giudice deve verificare se la condotta della persona offesa, anche se non antigiuridica in senso stretto, possa integrare un'inosservanza di norme sociali o di costume tali da determinare nell'imputato uno stato d'ira che abbia causato la reazione violenta, a prescindere dalla proporzionalità tra l'offesa e la reazione stessa. Il giudice non può dichiarare ininfluente la prova di tali circostanze senza prima averle adeguatamente valutate alla luce dei suddetti principi.