Il marchio e la denominazione di un'impresa apposti su prodotti importati, anche se non fabbricati sotto la diretta sorveglianza dell'impresa stessa, costituiscono indicazione non esatta dell'origine geografica della merce, integrando il reato di cui all'art. 4, comma 49, della Legge n. 350 del 2003, a prescindere dalla circostanza che i prodotti non siano venduti singolarmente ma incorporati in macchinari più complessi. L'obbligo di indicazione del luogo di fabbricazione, infatti, non richiede che l'impresa abbia concordato con il fabbricante le modalità di produzione o ne abbia sorvegliato il processo, essendo sufficiente che il marchio e la denominazione dell'impresa siano apposti sui prodotti in modo non corrispondente alla loro effettiva origine geografica. Tale principio, peraltro, trova applicazione anche anteriormente all'entrata in vigore dell'art. 17, comma 4, della Legge n. 99 del 2009, che ha introdotto un espresso obbligo di indicazione del luogo di fabbricazione, in quanto il reato di cui all'art. 4, comma 49, della Legge n. 350 del 2003 tutela comunque l'esigenza di una corretta informazione sull'origine dei prodotti, a prescindere da specifici obblighi normativi.