Cassazione penale Sez. V sentenza n. 19203 del 9 maggio 2014

ECLI:IT:CASS:2014:19203PEN

Massima

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Il reato di minaccia, essendo un reato formale di pericolo, non richiede l'effettiva intimidazione del soggetto passivo, ma è sufficiente che il male prospettato sia tale da incutere timore e incidere sulla sfera psichica della persona offesa, valutato in relazione alle concrete modalità della condotta, al tenore delle espressioni verbali utilizzate e al contesto in cui si collocano. La mancata modifica delle abitudini di vita della persona minacciata non esclude la consumazione del reato, in quanto tale mutamento comportamentale integrerebbe eventualmente una diversa e più grave ipotesi criminosa. La gravità della minaccia va accertata in concreto dal giudice di merito, la cui valutazione, se adeguatamente motivata, non è sindacabile in sede di legittimità.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MARASCA Gennaro - Presidente

Dott. FUMO Maurizi - rel. Consigliere

Dott. VESSICHELLI Maria - Consigliere

Dott. PISTORELLI Luca - Consigliere

Dott. CAPUTO Angelo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 508/2011 CORTE APPELLO di MILANO, del 27/09/2011;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 19/03/2014 la relazione fatta dal Consigliere Dott. MAURIZIO FUMO;

udito il PG in persona del sost.proc. Gen. Dott. Izzo G., il quale ha chiesto dichiararsi inammissibile il ricorso.

RILEVATO IN FATTO

1. (OMISSIS) fu condannato dal tribunale di Milano alla pena di giustizia in quanto r…

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