Il provvedimento amministrativo di acquisizione di un bene immobile al patrimonio comunale è illegittimo qualora non sussistano i presupposti di fatto e di diritto che giustifichino l'esercizio del potere ablatorio, in particolare quando: 1) Non vi sia alcun nesso logico, giuridico o fattuale tra l'acquisizione del bene e i lavori pubblici precedentemente eseguiti, che hanno solo causato danni alla proprietà privata, senza che fosse necessaria l'occupazione del fondo per la realizzazione di tali opere. 2) L'amministrazione abbia già raggiunto un accordo transattivo con il proprietario per il risarcimento dei danni subiti, senza che sia emersa successivamente la necessità di procedere all'acquisizione del bene. 3) Manchi una valida dichiarazione di pubblica utilità che giustifichi l'esercizio del potere espropriativo, in quanto l'acquisizione non risulta collegata all'originario intervento pubblico. In tali ipotesi, il provvedimento di acquisizione è viziato da eccesso di potere per difetto dei presupposti di fatto e di diritto, nonché per illogicità e irragionevolezza, e deve pertanto essere annullato. L'amministrazione è inoltre tenuta a restituire il bene illegittimamente occupato, a risarcire i danni cagionati e a corrispondere la somma concordata nell'accordo transattivo.