Il provvedimento di sospensione dei lavori in un cantiere edile adottato dall'autorità amministrativa competente ai sensi dell'art. 36-bis, comma 1, del d.l. n. 223/2006, in ragione dell'accertamento della presenza di lavoratori irregolari, riveste carattere cautelare e la sua legittimità deve essere valutata esclusivamente sulla base delle condizioni di fatto riscontrate al momento dell'accesso ispettivo, a prescindere dall'eventuale successiva regolarizzazione dei lavoratori da parte dell'impresa o dalla dimostrazione della sostanziale regolarità del rapporto di lavoro. Pertanto, l'impresa non può pretendere il risarcimento dei danni derivanti dall'adozione di tale provvedimento, salvo che non dimostri l'illegittimità dell'accertamento effettuato dall'amministrazione al momento dell'ispezione. Inoltre, la condotta contraddittoria dell'impresa, che da un lato procede alla regolarizzazione dei lavoratori e dall'altro impugna l'ordinanza-ingiunzione di irrogazione di sanzione pecuniaria, esclude la possibilità di imputare all'amministrazione una condotta illegittima causativa di danni.