Cassazione penale Sez. II sentenza n. 33617 del 27 novembre 2020

ECLI:IT:CASS:2020:33617PEN

Massima

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Il rapporto di fatto intercorrente tra l'agente e la persona offesa, anche in assenza di un vincolo di subordinazione o dipendenza, può integrare la circostanza aggravante di cui all'art. 61, n. 11, c.p. qualora l'agente abbia tratto illecito vantaggio da tale rapporto, abusando della posizione che ne derivava. Le dichiarazioni della persona offesa, se valutate dal giudice come credibili e attendibili sulla base di un'adeguata motivazione, possono costituire prova sufficiente per l'affermazione della responsabilità penale dell'imputato, senza necessità di ulteriori riscontri, salvo il caso in cui la persona offesa si sia costituita parte civile. Il controllo della credibilità soggettiva del dichiarante e dell'attendibilità intrinseca del suo racconto rientra nell'ambito del giudizio di fatto riservato al giudice di merito, censurabile in sede di legittimità solo in presenza di manifeste contraddizioni.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. VERGA Giovanna - Presidente

Dott. BORSELLINO Maria D. - Consigliere

Dott. PARDO Ignazio - Consigliere

Dott. AIELLI Lucia - rel. Consigliere

Dott. RECCHIONE Sandra - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
Sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
Avverso la sentenza della Corte d'appello di Milano del 27/9/2019;
visti gli atti, la sentenza impugnata ed il ricorso;
udita la relazione svolta dal consigliere Dott. ((omissis));
udito il Pubblico Ministero in persona del Sostituto Procuratore generale Dott. ((omissis)), che ha concluso chiedendo l'inammissibilita' del ricorso.
PREMESSO IN FATTO
1. La Corte d'Appello di Milano con sentenza del 27/9/2019, parzialmente riformando la sentenza …

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