Il rilascio di un permesso di costruire da parte di un commissario ad acta, in sostituzione dell'amministrazione comunale inadempiente, determina la sopravvenuta carenza di interesse del Comune all'impugnazione di tale provvedimento, qualora le parti abbiano successivamente stipulato una convenzione urbanistica che disciplini la realizzazione delle opere e preveda espressamente la rinuncia a qualsiasi giudizio o azione riconducibile all'intervento edilizio, indipendentemente dall'effettiva attuazione di tale impegno di rinuncia. In tali casi, il ricorso proposto dal Comune avverso il permesso di costruire deve essere dichiarato improcedibile per sopravvenuto difetto di interesse, in quanto l'adozione del nuovo atto convenzionale ha regolato in modo diverso il rapporto tra le parti, rendendo priva di utilità ogni pronuncia sul precedente provvedimento impugnato. La domanda di nullità della convenzione urbanistica, sollevata dall'interveniente ad adiuvandum, è invece inammissibile, in quanto l'art. 31, comma 4, c.p.a. prevede tale eccezione solo per la parte resistente e non per l'interveniente, il quale non può ampliare il thema decidendum del giudizio.