Il reato di falso in documento privato, di cui all'art. 491 c.p., è procedibile a querela della persona offesa. Pertanto, in assenza di querela formalmente presentata dalla persona offesa, l'azione penale non può essere iniziata e il giudice deve dichiarare l'improcedibilità del reato. Ciò in quanto il falso in documento privato, a differenza del falso in atto pubblico, non lede direttamente l'interesse pubblico, ma solo quello del titolare del documento, il quale ha la facoltà di decidere se perseguire penalmente il fatto. Inoltre, il mero pagamento delle somme indicate sul titolo non dimostra l'avvenuto integrale risarcimento del danno cagionato alla vittima del reato, ai fini dell'applicazione dell'attenuante di cui all'art. 62, n. 6, c.p. Infatti, il risarcimento del danno, per essere rilevante ai fini dell'attenuante, deve essere integrale e non meramente parziale. Infine, la disponibilità di assegni altrui, sui quali l'imputato abbia apposto una firma apocrifa prima di utilizzarli per l'acquisto di un bene, integra il reato di ricettazione, non potendo l'imputato giustificare tale disponibilità.