Il provvedimento del tribunale fallimentare reso in sede di reclamo avverso l'ordinanza del giudice delegato di autorizzazione alla vendita di un bene fallimentare è suscettibile di ricorso per cassazione ex art. 111 Cost. solo quando incida su diritti soggettivi di natura sostanziale, come l'accertamento della proprietà, e non su meri profili procedurali, come la mancata nomina del comitato dei creditori o la mancata verifica preventiva del passivo. Infatti, il provvedimento che respinge il reclamo avverso l'ordinanza di vendita non pregiudica i diritti del terzo rivendicante, in quanto la vendita di quota indivisa non determina lo scioglimento del rapporto di comunione, né comporta restrizioni ai diritti degli altri comproprietari, essendo la successiva divisione necessariamente estesa anche alla quota espropriata. Pertanto, il tribunale può disporre la vendita del bene fallimentare in caso di urgenza, come nel caso di imminente pericolo di crollo, anche in assenza del comitato dei creditori e senza la preventiva verifica del passivo, senza che ciò leda il diritto di proprietà e di difesa del terzo rivendicante, il quale potrà far valere le proprie ragioni in un successivo giudizio.