Cassazione penale Sez. II sentenza n. 34385 del 4 agosto 2016

ECLI:IT:CASS:2016:34385PEN

Massima

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La contestazione dell'aggravante dell'abuso di prestazione d'opera di cui all'art. 61 n. 11 c.p. nel reato di appropriazione indebita di cui all'art. 646 c.p. rende il reato procedibile d'ufficio, privando la remissione di querela dell'efficacia estintiva del reato. L'aggravante sussiste quando l'agente abbia strumentalizzato una pregressa attività lavorativa o incarico di rappresentanza svolto in favore della persona offesa, sfruttando la posizione di fiducia e la minore attenzione della vittima per commettere il reato a proprio vantaggio, a prescindere dall'attualità del rapporto di prestazione d'opera al momento della condotta delittuosa. In tali casi, la procedibilità d'ufficio del reato impedisce che la remissione di querela possa estinguere il reato, in ragione della maggiore gravità della condotta derivante dall'abuso della posizione di fiducia e della situazione di minorata difesa della persona offesa.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. GALLO Domenico - Presidente

Dott. FUMU Giacomo - Consigliere

Dott. IMPERIALI Lucia - rel. Consigliere

Dott. AGOSTINACCHIO Luigi - Consigliere

Dott. BELTRAMI Sergio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
PROCURATORE GENERALE presso la CORTE di APPELLO di ANCONA;
nei confronti di:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS) il (OMISSIS);
avverso la sentenza n. 1014/2013 del TRIBUNALE di MACERATA, del 18/05/2015;
visti gli atti, la sentenza ed il ricorso;
udita in PUBBLICA UDIENZA del 5/2/2016 la relazione fatta dal Consigliere Dott. IMPERIALI LUCIANO;
udito il Procuratore Generale, in persona del Dott. MAZZOTTA GABRIELE, che ha concluso per l'annullamento con rinvio della sentenza impugnata.
RITENU…

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