Il reato di falso ideologico commesso dal pubblico dipendente mediante manipolazione dei dati informatici attestanti la presenza in servizio integra la fattispecie di cui all'art. 55-quinquies del d.lgs. n. 165/2001, a prescindere dalla concreta assenza dal luogo di lavoro, essendo sufficiente la lesione della fede pubblica derivante dalla condotta fraudolenta di alterazione dei sistemi informatici. Ai fini dell'applicazione della misura cautelare interdittiva, non è necessario accertare l'effettiva mancata presenza sul posto di lavoro, essendo invece rilevante la dimostrazione della manipolazione dei dati informatici da parte del dipendente, che realizza di per sé il delitto di falso. La cessazione della misura cautelare per decorso del termine non fa venir meno l'interesse alla pronuncia di legittimità, in quanto la declaratoria di illegittimità costituzionale dell'art. 405, comma 1-bis, c.p.p. ha superato ogni residuo interesse alla decisione sulla correttezza della misura, una volta divenuta inefficace.