La revoca della patente di guida nei confronti di soggetti sottoposti a misure di prevenzione ai sensi del Codice antimafia rappresenta l'esercizio di un potere discrezionale del Prefetto, il quale deve valutare in concreto la sussistenza dei presupposti per l'adozione di tale provvedimento, senza limitarsi ad un mero automatismo derivante dall'applicazione della misura di prevenzione. Il Prefetto è tenuto a compiere un'approfondita istruttoria, acquisendo e valutando tutte le circostanze rilevanti, al fine di accertare l'effettiva opportunità di disporre la revoca della patente di guida. Tale valutazione discrezionale è sindacabile dal Giudice amministrativo, il quale può annullare il provvedimento di revoca qualora riscontri che l'Autorità prefettizia non abbia adeguatamente motivato la propria decisione o non abbia effettuato una corretta ponderazione degli interessi in gioco. La sentenza della Corte Costituzionale n. 99 del 2020 ha infatti dichiarato l'illegittimità costituzionale della disposizione che prevedeva la revoca della patente come automatica conseguenza dell'applicazione di una misura di prevenzione, riconoscendo al Prefetto un potere discrezionale in materia. Pertanto, il Giudice amministrativo, nel valutare la legittimità del provvedimento di revoca, deve verificare che l'Autorità prefettizia abbia effettuato una adeguata istruttoria e una corretta ponderazione degli interessi in gioco, motivando congruamente la propria decisione, senza limitarsi ad un mero automatismo derivante dall'applicazione della misura di prevenzione.