L'autorizzazione paesaggistica regionale, ai sensi dell'art. 7 della legge n. 1497 del 1939, deve essere adeguatamente motivata in ordine alla compatibilità dell'intervento con le esigenze di conservazione della bellezza naturale oggetto del vincolo paesaggistico, indicando puntualmente l'iter logico seguito e le ragioni che consentono di ritenere l'opera compatibile, considerata nella sua globalità. Tale obbligo di motivazione, che trova conferma nell'art. 3, comma 1, della legge n. 241 del 1990, si applica anche ai provvedimenti positivi incidenti su zone paesaggisticamente protette, a differenza di quanto ritenuto per gli altri atti autorizzatori di contenuto positivo. Il decreto ministeriale di annullamento dell'autorizzazione paesaggistica regionale, adottato ai sensi dell'art. 82 del d.P.R. n. 616 del 1977, è legittimamente motivato laddove evidenzi la carenza di motivazione dell'atto regionale, in quanto tale vizio di eccesso di potere può essere oggetto di sindacato da parte del Ministero nell'esercizio del potere di annullamento per motivi di legittimità. Il Ministero, nel procedere all'annullamento, non eccede i limiti del proprio potere di controllo, né invade ambiti di competenza riservati alla Regione, qualora la motivazione del decreto si fondi su un'autonoma valutazione della carenza di motivazione dell'atto regionale, senza necessariamente recepire le considerazioni eventualmente inconferenti svolte dalla sovrintendenza.