Cassazione penale Sez. V sentenza n. 34406 del 6 agosto 2015

ECLI:IT:CASS:2015:34406PEN

Massima

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L'indirizzo IP di un dispositivo informatico collegato alla rete costituisce un elemento di prova idoneo a identificare in modo inequivocabile l'autore di un reato commesso attraverso la pubblicazione di contenuti diffamatori online, anche in assenza di ulteriori riscontri diretti, purché siano escluse in modo logico e ragionevole eventuali ipotesi alternative di accesso abusivo al dispositivo da parte di terzi. Il giudice, nel valutare la prova, deve tenere conto del contesto relazionale e delle circostanze concrete che rendano plausibile l'attribuzione della condotta all'imputato, escludendo ipotesi alternative prive di riscontri fattuali. L'accertamento della responsabilità penale non può fondarsi su mere congetture o ipotesi speculative, ma deve essere il risultato di un percorso logico-argomentativo che, partendo dagli elementi di prova acquisiti, giunga a una conclusione coerente e immune da vizi di illogicità manifesta.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. VESSICHELLI Maria - Presidente

Dott. SETTEMBRE A. - rel. Consigliere

Dott. DE MARZO Giusepp - Consigliere

Dott. POSITANO Gabriel - Consigliere

Dott. DEMARCHI ALBENGO Paolo G - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 1092/2011 CORTE APPELLO di L'AQUILA, del 19/06/2014;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 08/06/2015 la relazione fatta dal Consigliere Dott. ANTONIO SETTEMBRE;

- Udito il Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte di Cassazione, Dott. Alberto Cardino, che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso;

- Udito, per la parte civile, l'…

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