Il giudice di legittimità, nell'ambito del procedimento di applicazione della pena su richiesta delle parti, può dichiarare inammissibile il ricorso per cassazione proposto dall'imputato, in assenza di motivi attinenti all'espressione della volontà dell'imputato, al difetto di correlazione tra la richiesta e la sentenza, all'erronea qualificazione giuridica del fatto o all'illegalità della pena o della misura di sicurezza. Ciò in virtù delle modifiche apportate al codice di procedura penale dalla legge n. 103 del 2017, che hanno introdotto una disciplina speciale per i ricorsi avverso le sentenze emesse ai sensi dell'art. 444 c.p.p., limitando i motivi di impugnazione ammissibili. In tali casi, la Corte di Cassazione può procedere con una declaratoria di inammissibilità del ricorso mediante una procedura semplificata e non partecipata, in deroga alla regola generale che prevede la trattazione in forma partecipata dei ricorsi che investono la motivazione del provvedimento impugnato. Tale disciplina speciale, volta a garantire celerità e speditezza del procedimento, si pone in rapporto di specialità rispetto alla previsione generale di cui all'art. 610, comma 5-bis c.p.p.