Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 30435 del 22 luglio 2009

ECLI:IT:CASS:2009:30435PEN

Massima

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Il dolo intenzionale, quale elemento soggettivo del reato di abuso di ufficio, richiede la prova certa che la volontà dell'imputato sia stata orientata al procurare un ingiusto vantaggio patrimoniale o un danno ingiusto, non desumibile esclusivamente dal comportamento non iure tenuto dall'agente, ma dovendo trovare conferma in altri elementi sintomatici che evidenzino l'effettiva ratio ispiratrice della condotta. Pertanto, la mera violazione di norme di legge o regolamentari, anche se plurima, non è di per sé sufficiente a integrare il dolo intenzionale, qualora tale violazione sia riconducibile a una non corretta o errata interpretazione della normativa, specie se complessa, e non siano emersi elementi comprovanti l'esistenza di rapporti di qualsiasi natura tra i pubblici ufficiali e il privato beneficiario, idonei a delineare un accordo fraudolento finalizzato al conseguimento di uno scopo illecito.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DE ROBERTO Giovanni - Presidente

Dott. SERPICO Francesco - Consigliere

Dott. IPPOLITO Francesco - Consigliere

Dott. MATERA Lina - Consigliere

Dott. CITTERIO Carlo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

PUBBLICO MINISTERO PRESSO TRIBUNALE di FERMO;

nei confronti di:

1) TO. GI. N. IL (OMESSO);

2) M. L. N. IL (OMESSO);

3) M. M. N. IL (OMESSO);

4) MA. EL. N. IL (OMESSO);

5) ERARIO DELLO STATO IN P. MINISTRO FINANZE;

avverso SENTENZA del 06/11/2008 GIUDICE UDIENZA PRELIMINARE di FERMO;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. MATERA Lina;

Sentite le conclusion…

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