Il diniego di rilascio di nuove concessioni di occupazione di suolo pubblico in aree soggette a sosta tariffata, ancorché ricomprese nel regime della viabilità locale, è atto vincolato e non può essere oggetto di censure per violazione degli artt. 7, 10 e 10-bis della legge n. 241 del 1990, in quanto la relativa disciplina normativa comunale, nel prevedere tale divieto, non lascia margini di discrezionalità all'amministrazione. Pertanto, il diniego di trasformazione di una concessione di suolo pubblico da stagionale ad annuale, adottato in applicazione della predetta normativa comunale, è legittimo e non può essere sindacato in sede giurisdizionale, salvo i casi di palese irragionevolezza o manifesta illogicità. Inoltre, il divieto di introdurre in sede di appello censure diverse da quelle proposte in primo grado, sancito dall'art. 104, comma 1, del codice del processo amministrativo, impedisce la deduzione di motivi nuovi rispetto al thema decidendum delimitato in primo grado, come l'invocazione di una nuova disciplina normativa sopravvenuta. Infine, il dovere di specificità degli atti di impugnazione, previsto dall'art. 101, comma 1, del codice del processo amministrativo, impone all'appellante di non limitarsi a reiterare in modo generico le censure già ampiamente disattese dal giudice di primo grado, ma di articolare in modo puntuale e analitico le ragioni per le quali ritiene erronea la decisione impugnata.