Cassazione penale Sez. V sentenza n. 42063 del 12 novembre 2008

ECLI:IT:CASS:2008:42063PEN

Massima

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Il reato di minaccia si configura quando l'agente prospetta il compimento di un danno ingiusto, la cui realizzazione dipende dalla sua volontà, al fine di condizionare la libera determinazione della persona offesa, a prescindere dall'effettiva intimidazione del destinatario. L'espressione di una minaccia, anche se non espressamente contestata nel capo di imputazione, può essere comunque valutata dal giudice ai fini della configurazione del reato, in quanto idonea a colorare di maggiore efficacia intimidatrice la minaccia stessa. La valutazione del materiale probatorio e la ricostruzione del fatto compiuta dal giudice di merito, se sorretta da adeguata motivazione immune da vizi logici e giuridici, non è sindacabile in sede di legittimità. Ai fini della liquidazione del danno morale, il giudice può tenere conto di tutte le circostanze che hanno accompagnato il fatto-reato, anche se non direttamente riconducibili alla fattispecie contestata, purché siano pertinenti e congruamente motivate.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. AMBROSINI Giangiulio - Presidente

Dott. CARROZZA Arturo - Consigliere

Dott. FEDERICO Giovanni - Consigliere

Dott. OLDI Paolo - Consigliere

Dott. SCALERA Vito - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

AN. LU. , N. IL (OMESSO);

avverso la SENTENZA del 24/01/2008 TRIBUNALE di LECCE;

Visti gli atti, la sentenza denunziata e il ricorso;

Udita in pubblica udienza la relazione fatta dal Consigliere Dott. PAOLO OLDI;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. Giuseppe Febbraio;

che ha concluso per il rigetto del ricorso;

Udito il difensore Avv. Mazzeo Antonio.

MOTIVI DELLA DECISIONE

Con sentenza i…

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