Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza può essere così sintetizzato: La richiesta di revisione di una sentenza definitiva di condanna è ammissibile quando si basa su prove preesistenti, già ammesse nel giudizio di merito ma non acquisite per successiva rinuncia della parte, in quanto tali prove possono costituire "prove nuove" ai sensi dell'art. 630, comma 1, lett. c), c.p.p., purché non siano state dichiarate inammissibili o ritenute superflue dal giudice. Tuttavia, la mera ammissibilità astratta di una prova non è sufficiente per l'accoglimento della richiesta di revisione, essendo necessario che la prova stessa sia concretamente qualificabile come "nuova" rispetto agli elementi già valutati nel giudizio di cognizione, in quanto non ancora esaminati o non adeguatamente considerati ai fini della decisione. Pertanto, la Corte di appello, nel decidere sull'ammissibilità della richiesta di revisione, deve verificare se la prova dedotta, pur astrattamente ammissibile, possa effettivamente introdurre elementi di novità tali da poter incidere sulla valutazione dell'elemento psicologico del reato, diversamente da quanto già accertato in sede di merito con sentenza irrevocabile.