Cassazione penale Sez. II sentenza n. 8913 del 23 febbraio 2017

ECLI:IT:CASS:2017:8913PEN

Massima

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Il reato di indebita utilizzazione di carte di pagamento elettroniche si configura quando l'agente, servendosi di una carta di pagamento clonata o di un codice di accesso fraudolentemente acquisito, effettua illecite operazioni di trasferimento di fondi, anche mediante prelievi di contante, penetrando abusivamente nel sistema informatico bancario. Tale condotta integra il delitto di frode informatica di cui all'art. 640-ter c.p. e non il reato di indebita utilizzazione di carte di credito di cui al D.Lgs. n. 231/2007, art. 55, in quanto la frode informatica presuppone l'accesso abusivo a un sistema informatico o telematico altrui, con conseguente indebito trasferimento di denaro. Perché sussista la responsabilità penale dell'agente, è necessario che sia raggiunta la prova della sua effettiva disponibilità e utilizzo della carta di pagamento clonata, nonché della coscienza e volontà di compiere le operazioni illecite, non essendo sufficiente il mero collegamento formale dell'utenza telefonica sulla quale sono state effettuate le ricariche. Inoltre, il giudice deve fornire una motivazione adeguata in ordine al nesso eziologico tra la condotta dell'imputato e l'evento lesivo, nonché all'elemento soggettivo del reato. Infine, il reato di frode informatica si prescrive nel termine ordinario di sei anni dalla consumazione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PRESTIPINO Antonio - Presidente

Dott. AGOSTINACCHIO Luigi - Consigliere

Dott. DE SANTIS Anna Maria - Consigliere

Dott. ALMA Marco - rel. Consigliere

Dott. AIELLI Lucia - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nata a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 06/11/2015 della Corte di Appello di Roma;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal consigliere Dott. Marco Maria Alma;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Dott. ZACCO Franca, che ha concluso chiedendo l'annullamento con rinvio della sentenza impugnata perche', ritenuto sussistente …

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