Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La condotta di una società che utilizza il nome e i prodotti di un'altra società per offrire sul mercato un proprio prodotto, presentandolo come idoneo a eliminare l'inquinamento atmosferico e a ridurre il consumo di carburante, quando tale pretesa efficacia non sia effettivamente dimostrata, non integra necessariamente gli estremi di un atto di concorrenza sleale per denigrazione o pubblicità ingannevole, ove non risulti provato che tale presentazione abbia effettivamente compromesso l'immagine commerciale e le vendite della società titolare del marchio e del prodotto. Infatti, il semplice accostamento tra i prodotti delle due società, per quanto discutibile, non è di per sé sufficiente a integrare gli estremi della concorrenza sleale, in assenza di ulteriori elementi circa le esatte modalità di tale presentazione. Inoltre, la valutazione di pubblicità ingannevole effettuata dall'Autorità Garante non è determinante ai fini della valutazione della concorrenza sleale, in quanto attiene al profilo della tutela dei consumatori finali, mentre la controversia in esame riguarda il rapporto tra le società concorrenti.