Cassazione penale Sez. V sentenza n. 96 del 3 gennaio 2020

ECLI:IT:CASS:2020:96PEN

Massima

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Il comportamento persecutorio e minaccioso nei confronti della persona offesa, anche dopo la cessazione della convivenza e nonostante il divieto di avvicinamento, integra il reato di atti persecutori, configurandosi uno stato di ansia e paura nella vittima tale da alterare le sue abitudini di vita, indipendentemente dalla ripresa temporanea della convivenza. La valutazione della credibilità della persona offesa, effettuata dai giudici di merito sulla base di un esame complessivo e coerente delle risultanze probatorie, non può essere sindacata in sede di legittimità, salvo che non emerga un travisamento macroscopico della prova. Il reato di atti persecutori sussiste anche quando le condotte minacciose e moleste siano rivolte non solo direttamente alla vittima, ma anche ai suoi familiari, al fine di incutere timore e condizionarne la libertà di autodeterminazione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MORELLI Francesca - Presidente

Dott. CATENA Rossella - rel. Consigliere

Dott. MICCOLI Grazia - Consigliere

Dott. SCARLINI Enrico V. S. - Consigliere

Dott. BRANCACCIO Matilde - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza della Corte di Appello di Torino emessa in data 04/10/2018;
visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott.ssa ((omissis));
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale Dott. ((omissis)), che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso;
udito per la parte civile (OMISSIS) il difensore, avv.to (OMISSIS), che si e' riportato alla mem…

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