Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza può essere così sintetizzato: La mancata formulazione del quesito di diritto, come prescritto dall'art. 366-bis c.p.c., determina l'inammissibilità del motivo di ricorso per cassazione fondato sulla denunzia di violazione o falsa applicazione di norme di diritto, così come l'omessa indicazione degli elementi essenziali richiesti dalla medesima norma per la deduzione del vizio di motivazione rende inammissibile anche tale motivo. Tali requisiti di forma, introdotti dalla riforma del 2006, sono richiesti a pena di inammissibilità del ricorso e non possono essere superati attraverso un'interpretazione che ne vanifichi la ratio, volta a garantire la chiarezza e la sinteticità dell'esposizione dei motivi di impugnazione. Inoltre, la violazione del principio di corrispondenza tra chiesto e pronunciato, configurabile come error in procedendo ex art. 112 c.p.c., è deducibile in cassazione esclusivamente ai sensi dell'art. 360, comma 1, n. 4 c.p.c. e non anche sotto il profilo della violazione o falsa applicazione di norme di diritto o del vizio di motivazione.