La violazione di norme imperative sulla procedura di evidenza pubblica per l'aggiudicazione di un appalto pubblico, anche se nota e accettata dal privato aggiudicatario, non comporta la responsabilità precontrattuale della pubblica amministrazione per i danni subiti dal privato in conseguenza dell'annullamento dell'aggiudicazione da parte del giudice amministrativo, atteso che l'invalidità del contratto deriva da norme generali di diritto obiettivo che si presumono note alla generalità dei cittadini. Tuttavia, la pubblica amministrazione rimane tenuta al pagamento dei lavori eseguiti fino all'annullamento dell'aggiudicazione e al trasferimento di macchinari ed impianti, in applicazione del principio di buona fede, salvo che il privato aggiudicatario non abbia espressamente rinunciato a tali pretese. La mancata riproposizione in appello di una domanda subordinata, già formulata in primo grado, comporta la presunzione di rinuncia a tale domanda, ai sensi dell'art. 346 c.p.c., senza che il giudice di appello abbia l'obbligo di esaminarla d'ufficio.