Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 33212 del 28 luglio 2015

ECLI:IT:CASS:2015:33212PEN

Massima

Generata da Simpliciter
Il pubblico ufficiale che procede a perquisizione e controllo nei confronti di un soggetto ha il dovere di agire con la necessaria cautela e moderazione, evitando di provocare reazioni violente, e il cittadino sottoposto a tali attività ha il corrispondente dovere di collaborare con l'autorità, astenendosi da condotte di resistenza e opposizione che possano mettere in pericolo l'incolumità fisica degli operanti. Pertanto, qualora il cittadino, in occasione di un controllo di polizia, si divincoli dalla presa dell'agente, facendolo cadere a terra, e prosegua nella fuga colpendo un altro operante, egli risponde del reato di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni aggravate, non potendo invocare a propria discolpa la mera accidentalità della caduta o l'assenza di intenzionalità nella reazione violenta, atteso che tali condotte, ancorché non direttamente finalizzate a ledere l'integrità fisica degli agenti, sono comunque espressione di una volontà di sottrarsi all'attività di controllo e di opporsi all'esercizio dei poteri di polizia, integrando gli estremi dei reati contestati. La valutazione della credibilità e attendibilità delle dichiarazioni rese dalle persone offese, anche in presenza di lievi discrepanze o imprecisioni, rientra nel prudente apprezzamento del giudice di merito, il quale è tenuto a motivare in modo logico e coerente le ragioni per cui ritiene attendibile il narrato dei testimoni, senza che ciò possa essere censurato in sede di legittimità, se non in presenza di vizi logici o travisamenti macroscopici della prova. Inoltre, la mancata refertazione presso una struttura ospedaliera delle lesioni subite dagli agenti non inficia la rilevanza penale della condotta violenta posta in essere dall'imputato, atteso che le lesioni possono essere accertate anche attraverso certificazioni rilasciate da medici di famiglia o da altri professionisti sanitari.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CONTI Giovann - Presidente

Dott. FIDELBO Giorgio - Consigliere

Dott. MOGINI Stefano - Consigliere

Dott. CAPOZZI Angelo - Consigliere

Dott. PATERNO' RADDUSA B. - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 664/2012 CORTE APPELLO di BARI, del 06/06/2014;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 07/05/2015 la relazione fatta dal Consigliere Dott. BENEDETTO PATERNO' RADDUSA;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. D'AMBROSIO V. che ha concluso per il rigetto del ricorso.

RITENUTO IN FATTO E DIRITTO

1. (OMISSIS) e' stato condannato in primo grado d…

Questo contenuto è riservato agli utenti registrati
Sentenze simili
Ricerca rapida tra milioni di sentenze
Trova facilmente ciò che stai cercando in pochi istanti. La nostra vasta banca dati è costantemente aggiornata e ti consente di effettuare ricerche veloci e precise.
Trova il riferimento esatto della sentenza
Addio a filtri di ricerca complicati e interfacce difficili da navigare. Utilizza una singola barra di ricerca per trovare precisamente ciò che ti serve all'interno delle sentenze.
Prova il potente motore semantico
La ricerca semantica tiene conto del significato implicito delle parole, del contesto e delle relazioni tra i concetti per fornire risultati più accurati e pertinenti.

Un nuovo modo di esercitare la professione

Offriamo agli avvocati gli strumenti più efficienti e a costi contenuti.