Il termine di ventiquattro ore previsto dall'ordinamento penitenziario per la proposizione del reclamo avverso il provvedimento del Magistrato di sorveglianza in materia di permessi premio è irragionevole e lesivo dei diritti di difesa e del principio rieducativo della pena, in quanto non consente un effettivo ed efficace esercizio del diritto di impugnazione. Tale termine, identico a quello previsto per i permessi di necessità, non tiene conto della diversa natura e funzione dei due istituti, essendo il permesso premio parte integrante del trattamento rieducativo e strumento di progressiva reinserimento del condannato nella società. L'eccessiva brevità del termine, inoltre, determina uno squilibrio tra le possibilità di impugnazione riservate alla parte pubblica e al detenuto, comprimendo in misura irragionevole il diritto di difesa di quest'ultimo, il quale necessita dell'assistenza di un difensore per evitare il rischio di una pronuncia di inammissibilità, senza che tuttavia tale facoltà possa pienamente esplicarsi entro il ristretto termine concesso. La norma, pertanto, si pone in contrasto con gli articoli 3, 24, 27 e 111 della Costituzione.