Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 27353 del 31 maggio 2017

ECLI:IT:CASS:2017:27353PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale che, abusando della propria qualità e dei poteri connessi, induce il privato alla dazione o promessa di una utilità indebita, al fine di accelerare o favorire l'espletamento di attività dovute, realizza il delitto di induzione indebita previsto dall'art. 319-quater c.p. Tale fattispecie si caratterizza per la condotta di persuasione, suggestione o pressione morale esercitata dal pubblico agente, che pur non limitando radicalmente la libertà di autodeterminazione del privato, è idonea ad alterarne il processo volitivo, inducendolo a prestare acquiescenza alla richiesta di una prestazione non dovuta, nella prospettiva di conseguire un indebito vantaggio. La condotta induttiva del pubblico ufficiale, che sfrutta la sua posizione di preminenza per creare una prassi di fatto ineludibile, integrando un abuso della qualità soggettiva, è penalmente rilevante anche quando non si accompagna a minacce o violenze esplicite, essendo sufficiente che il privato sia posto di fronte all'alternativa di subire un pregiudizio o di evitarlo mediante la dazione o promessa di un'utilità. Ai fini della configurabilità del reato, non rileva la formale spontaneità della prestazione del privato, essendo invece decisiva la concreta alterazione del suo processo volitivo determinata dall'abuso del pubblico agente. La distinzione tra la fattispecie di induzione indebita e quella di truffa risiede nel fatto che, nella prima ipotesi, il privato mantiene la piena consapevolezza della non debenza della prestazione, accettandola solo per evitare il pregiudizio paventato dal pubblico ufficiale, mentre nella truffa la vittima è indotta in errore circa la doverosità della dazione o promessa. Nell'ambito del trattamento sanzionatorio, il giudice di merito gode di ampia discrezionalità nella valutazione degli elementi favorevoli e sfavorevoli, essendo sufficiente che motivi le ragioni ritenute decisive, senza dover prendere in considerazione tutti i fattori dedotti dalle parti.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. IPPOLITO Francesco - Presidente

Dott. TRONCI Andrea - Consigliere

Dott. CRISCUOLO Anna - Consigliere

Dott. GIORDANO Emilia An - rel. Consigliere

Dott. BASSI Alessandra - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), n. a (OMISSIS);
(OMISSIS), n. a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 21/1/2016 della Corte di appello di Bari;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e i ricorsi;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. Emilia Anna Giordano;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Dr. Tampieri Luca che ha concluso chiedendo il rigetto di entrambi i ricorsi e l'annullamento con rinvio per la valutazione del trattamento sanzionatorio inflitto a (OMISS…

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