Il diniego di autorizzazione unica per la realizzazione e l'esercizio di un impianto di rifiuti non pericolosi è legittimo quando l'impianto risulta incompatibile con la destinazione urbanistica dell'area prescelta, in quanto classificato come attività insalubre di prima classe ai sensi dell'art. 216 del R.D. n. 1265/1934, e pertanto deve essere localizzato in zone isolate e lontane dalle abitazioni, nonché quando sussistono ostacoli di natura ambientale e sanitaria derivanti dalla vicinanza con civili abitazioni, asili, scuole ed esercizi commerciali. L'amministrazione, nel provvedimento di diniego, deve motivare in modo articolato e sintetico il bilanciamento dei contrapposti interessi emersi nel procedimento, senza doversi limitare a recepire acriticamente il parere negativo del Comune, ma operando una valutazione autonoma e complessiva. La norma di cui all'art. 208, comma 6, del D.Lgs. n. 152/2006, che attribuisce valenza di variante urbanistica agli atti di approvazione dei progetti di impianti di smaltimento e recupero rifiuti, non impone all'amministrazione di autorizzare necessariamente il progetto, ma opera solo in caso di valutazione positiva dello stesso. Inoltre, tale norma non sottrae al Comune la competenza esclusiva ad esprimersi sulle vicende urbanistiche, ma ha la funzione di semplificare il procedimento, evitando in ipotesi di parere favorevole dell'ente comunale l'avvio della ulteriore procedura di variante urbanistica.