Il divieto di rinnovo tacito dei contratti pubblici, espressamente previsto dalla normativa vigente, esprime un principio generale di diritto, attuativo di un vincolo comunitario discendente dal Trattato CE. Tale divieto determina la nullità dei contratti tacitamente rinnovati e la loro conseguente insuscettibilità di essere posti a base di una revisione prezzi ai sensi dell'art. 115 del D.Lgs. n. 163/2006. Pertanto, i contratti pubblici caratterizzati da una mera rinnovazione tacita, in assenza di un espresso provvedimento di esercizio della facoltà di rinnovo, non possono essere considerati contratti ad esecuzione periodica o continuativa ai fini dell'applicazione della disciplina sulla revisione prezzi, essendo ontologicamente diversi da questi ultimi e, in ogni caso, nulli per violazione del divieto di rinnovo tacito. Tale principio, di portata generale, opera indipendentemente da qualunque deduzione di parte, in quanto la nullità del contratto è profilo apprezzabile d'ufficio dal giudice.