Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 34263 del 15 settembre 2022

ECLI:IT:CASS:2022:34263PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale che, abusando della sua posizione, si appropria indebitamente di somme di denaro a lui affidate per ragioni di ufficio, commette il reato di peculato, anche qualora gli artifici utilizzati siano finalizzati unicamente a dare parvenza di regolarità formale alla condotta appropriativa, essendo già egli in possesso delle somme. Tale condotta è penalmente rilevante a titolo di peculato e non di truffa, in quanto gli artifici non servono propriamente per entrare in possesso del denaro, ma solo per mascherare l'appropriazione indebita. La costituzione di parte civile della pubblica amministrazione lesa nel suo prestigio istituzionale è ammissibile anche quando la stessa si sia già costituita in un parallelo giudizio per il risarcimento del danno erariale, attesa la diversità dei presupposti e del tipo di ristoro perseguito nei due giudizi. Il giudice penale può infatti accertare e liquidare il danno non patrimoniale all'immagine e al prestigio dell'ente pubblico, a prescindere dall'accertamento del danno erariale nel giudizio contabile, non sussistendo alcuna preclusione o riserva di giurisdizione in favore di quest'ultimo. Le dichiarazioni rese dal soggetto indotto a dare o promettere utilità, qualificato come parte offesa e non come coimputato, sono pienamente utilizzabili nel processo, non incidendo sulla loro ritualità la successiva diversa qualificazione giuridica del fatto. Infine, la mera genericità delle censure relative a presunte violazioni del diritto di difesa, come l'uso di domande suggestive ai testimoni, non consente la loro ammissibilità in sede di legittimità, in assenza di una puntuale indicazione degli specifici vizi denunciati e del loro effetto invalidante sulle risultanze probatorie.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. RICCIARELLI Massimo - Presidente

Dott. VILLONI Orlando - rel. Consigliere

Dott. ROSATI Martino - Consigliere

Dott. D'ARCANGELO Fabrizio - Consigliere

Dott. DI GIOVINE Ombretta - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposta da:
(OMISSIS), n. (OMISSIS);
avverso la sentenza n. 127/20 della Corte di appello di L'Aquila del 03/03/2020;
letti gli atti, il ricorso e la sentenza impugnata;
udita la relazione del Consigliere Dr. Orlando Villoni;
letta la requisitoria scritta del pubblico ministero in persona del Sostituto Procuratore generale Dr. Lettieri Nicola, che ha concluso per l'inammissibilita'.
RITENUTO IN FATTO
1. Con la sentenza impugnata la Corte di appello di L'Aquila ha con…

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