Il tentato omicidio, pur non essendosi verificato l'evento letale, sussiste quando gli atti posti in essere dall'agente siano idonei a cagionare la morte della vittima e siano compiuti con il dolo specifico di uccidere, desumibile anche dalla zona del corpo attinta e dalla profondità delle lesioni inferte. Il concorso di più soggetti nel tentato omicidio è configurabile quando gli stessi, pur non avendo materialmente eseguito l'azione delittuosa, abbiano comunque consapevolmente e volontariamente contribuito alla realizzazione del fatto, anche attraverso condotte di mero rafforzamento, purché prevedibili e condivise. In tali ipotesi, il giudice può riconoscere l'attenuante della minore partecipazione al fatto, ai sensi dell'art. 114 c.p., qualora ritenga che il ruolo del concorrente sia stato marginale rispetto all'azione principale. La motivazione della sentenza, pur sintetica, deve esporre in modo chiaro e logico le ragioni che hanno condotto il giudice a ritenere integrati gli elementi costitutivi del reato di tentato omicidio e del concorso di persone, senza necessità di un'analitica confutazione di tutte le argomentazioni difensive.