Il provvedimento amministrativo di rigetto di una richiesta di concessione temporanea di un'area pubblica può essere legittimamente adottato quando l'Amministrazione, nell'esercizio della propria ampia discrezionalità, ritenga non corretto e inopportuno precostituire situazioni di occupazione di suolo pubblico, al fine di poter affrontare in modo unitario le molteplici richieste di acquisto della medesima area pervenute da privati, procedendo previamente a una ricognizione delle superfici che non risultino di pubblico interesse per poi eventualmente sdemanializzarle e alienarle mediante procedura ad evidenza pubblica. Tale scelta amministrativa, adeguatamente motivata, non è sindacabile in sede giurisdizionale se non in presenza di evidenti profili di irragionevolezza o abnormità, non ravvisabili nel caso in cui l'Amministrazione abbia inteso perseguire l'obiettivo di una corretta gestione del bene pubblico, nel rispetto dei principi di libertà di concorrenza, par condicio tra operatori economici, trasparenza e buon andamento. Inoltre, la richiesta concessione temporanea, per la sua durata ventennale e le limitate facoltà di revoca riconosciute all'Amministrazione, risulta incompatibile con tale obiettivo, non potendo essere considerata come lo strumento che garantirebbe all'Amministrazione la possibilità di riacquistare in ogni momento la disponibilità dell'area per poterla mettere in vendita.