Le dichiarazioni rese da un testimone alla polizia giudiziaria e ritrattate in dibattimento possono essere utilizzate ai fini del giudizio di responsabilità penale, purché sussistano elementi di conferma, anche in applicazione della previgente disciplina dell'art. 500 c.p.p. che consentiva tale utilizzo, qualora l'acquisizione delle dichiarazioni sia avvenuta in epoca anteriore all'entrata in vigore della nuova disciplina introdotta dalla legge n. 63 del 2001. Inoltre, le conversazioni telefoniche intercettate, unitamente alle parziali ammissioni dell'imputato, possono costituire prova sufficiente per fondare la responsabilità penale per il reato di offerta in vendita di sostanze stupefacenti, trattandosi di una delle fattispecie tipiche consumate indicate nel D.P.R. n. 309 del 1990, art. 73, senza che sia necessario accertare l'effettiva cessione. Il giudizio di legittimità non può essere incentrato su una diversa valutazione del contenuto delle conversazioni intercettate rispetto a quella operata dai giudici di merito, in assenza di vizi logici o contraddittori nella motivazione.