La risoluzione del rapporto di provvisorio accreditamento di una struttura sanitaria privata con il Servizio Sanitario Regionale, ai sensi dell'art. 25, comma 3, della legge regionale n. 15/2002, si verifica di diritto nei casi di cessazione a qualsiasi titolo dell'attività della struttura, ivi compresi i casi di sospensione dell'attività per un periodo superiore a sei mesi, senza che sia necessario un provvedimento espresso dell'amministrazione. L'intervenuta risoluzione del rapporto di provvisorio accreditamento priva la struttura del necessario titolo convenzionale per l'accesso al regime di accreditamento istituzionale definitivo, non potendo la certificazione istruttoria della ASL attestare il possesso di tale requisito. Inoltre, la dichiarazione di non processabilità o di non accreditabilità delle istanze di accreditamento istituzionale presentate dalla struttura, adottate dalla ASL e dal Direttore generale, costituiscono meri atti endoprocedimentali privi di autonoma lesività, la cui eventuale illegittimità potrà essere fatta valere solo in sede di impugnazione del provvedimento finale di accreditamento, di competenza regionale. Infine, il diniego di rilascio della nuova autorizzazione all'esercizio ai sensi della DGRC n. 7301/2001, adottato dal Comune di Napoli, è legittimo qualora la struttura non abbia provveduto al tempestivo adeguamento ai nuovi requisiti strutturali, tecnologici e organizzativi entro i termini perentori previsti dalla delibera, anche in assenza di una specifica imputabilità del ritardo alla struttura stessa.