L'Amministrazione finanziaria può legittimamente respingere le richieste di autorizzazione presentate da un operatore economico, qualora emerga una grave e reiterata violazione degli obblighi di legge da parte dello stesso, tale da determinare una rottura del vincolo fiduciario e da compromettere l'affidabilità complessiva del soggetto operante in un determinato settore sottoposto a speciale regime fiscale. In tali ipotesi, l'esercizio del potere discrezionale di valutazione dell'Amministrazione in ordine all'affidabilità dell'operatore privato prescinde dal contestuale pagamento degli oneri tributari, essendo finalizzato a impedire la prosecuzione di attività commerciali svolte in violazione delle prescrizioni normative. Il rigetto delle istanze di autorizzazione, pertanto, non costituisce una sanzione sproporzionata rispetto alle violazioni accertate, ma rappresenta una legittima conseguenza della perdita di affidabilità del contribuente, la cui condotta sia stata ritenuta gravemente e reiteratamente inadempiente agli obblighi di legge. L'Amministrazione, inoltre, non è tenuta a una nuova e specifica motivazione in sede di diniego delle ulteriori autorizzazioni richieste, qualora le ragioni del provvedimento negativo siano già state adeguatamente esplicitate in precedenti atti, come i verbali di constatazione redatti in contraddittorio con il privato, dai quali emergano le violazioni poste a fondamento del giudizio di inaffidabilità.