Il giudice, nel valutare la richiesta di sostituzione della misura cautelare della custodia in carcere con quella degli arresti domiciliari per un soggetto tossicodipendente imputato di associazione di stampo mafioso, deve applicare i criteri ordinari di cui agli articoli 274 e 275 c.p.p., compresa la presunzione assoluta di adeguatezza esclusiva della custodia cautelare, senza poter applicare il più favorevole regime previsto dall'art. 89 del D.P.R. n. 309/1990, in quanto tale disposizione non è applicabile ai delitti previsti dall'art. 4-bis della L. n. 354/1975. Il giudice, pertanto, non può sostituire la misura cautelare in carcere con gli arresti domiciliari sulla base della sola tossicodipendenza dell'imputato e della circoscritta operatività territoriale dell'associazione mafiosa, dovendo invece valutare l'esistenza di particolari esigenze cautelari che precludano l'applicazione dell'istituto degli arresti domiciliari, secondo i criteri ordinari previsti dal codice di procedura penale.