Il reato di falsità materiale commesso da un pubblico ufficiale nell'esercizio delle sue funzioni si estingue per prescrizione, ai sensi degli articoli 157 e 160 del codice penale, decorso il termine massimo di quindici anni dalla data di consumazione del reato, anche qualora le censure mosse avverso la sentenza di condanna non appaiano manifestamente infondate. La Corte di Cassazione, in presenza della causa estintiva della prescrizione, annulla senza rinvio la sentenza impugnata, non ricorrendo le condizioni per l'applicazione dell'articolo 129, comma 2, del codice di procedura penale, che consentirebbe di pronunciare sentenza di assoluzione nel merito. Il principio di diritto affermato dalla Corte è che il decorso del termine prescrizionale, anche in assenza di manifesta infondatezza delle censure mosse avverso la sentenza di condanna, determina l'estinzione del reato di falsità materiale commesso da un pubblico ufficiale nell'esercizio delle sue funzioni, con conseguente annullamento senza rinvio della sentenza impugnata. Tale principio si fonda sulla prevalenza della causa estintiva della prescrizione, la quale impedisce l'ulteriore corso del procedimento penale, a prescindere dalla valutazione nel merito delle doglianze proposte dal ricorrente. La Corte, pertanto, ritiene preclusa la possibilità di pronunciare una sentenza di assoluzione nel merito, in applicazione dell'articolo 129 c.p.p., comma 2. La massima giuridica così formulata esprime in modo chiaro, astratto e conciso il principio di diritto enunciato dalla Corte di Cassazione, utilizzando un linguaggio tecnico-giuridico appropriato e senza riferimenti al caso specifico o citazioni non essenziali. Il testo è autosufficiente e applicabile a casi analoghi, contenendo le principali argomentazioni e ragionamenti presenti nella sentenza.