Cassazione penale Sez. V sentenza n. 10508 del 8 marzo 2018

ECLI:IT:CASS:2018:10508PEN

Massima

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Il reato di violazione di domicilio si configura quando l'agente, contro la volontà manifesta della persona offesa, si intrattiene sul luogo di lavoro o di privata dimora di quest'ultima, anche se solo per breve tempo, senza averne il diritto o l'autorizzazione. L'elemento psicologico del reato è integrato dalla consapevolezza dell'agente di intrattenersi in quel luogo nonostante il dissenso espresso dalla persona offesa, a prescindere dalla contestualità tra la manifestazione del dissenso e l'allontanamento dal luogo. La valutazione della sussistenza dell'elemento soggettivo del reato spetta al giudice di merito, il quale deve fondare la propria decisione su elementi probatori logici e completi, senza che tale accertamento possa essere sindacato in sede di legittimità, se non per vizi di motivazione. La condanna del reo al pagamento delle spese processuali e di una somma a favore della Cassa delle Ammende consegue alla declaratoria di inammissibilità del ricorso per cassazione proposto avverso la sentenza di condanna.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PALLA Stefano - Presidente

Dott. MAZZITELLI Caterina - Consigliere

Dott. SCARLINI Enrico V. S. - Consigliere

Dott. TUDINO Alessandrina - Consigliere

Dott. BORRELLI Paola - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
avverso la sentenza del 28/11/2016 della CORTE APPELLO di MILANO;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. PAOLA BORRELLI;
Udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Dr. FIMIANI PASQUALE che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Con sentenza emessa il 28 novembre 2016, la Corte di appello di Milano ha confermato la co…

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