Il Comune, nell'esercizio della propria discrezionalità nella formazione e modifica degli strumenti urbanistici, può apportare variazioni anche peggiorative alla disciplina urbanistica di un'area, senza che ciò comporti alcun affidamento tutelabile in capo al privato proprietario, il quale vanta al più una generica aspettativa al mantenimento della destinazione urbanistica gradita. Pertanto, l'omessa impugnazione tempestiva del provvedimento che introduce la variazione urbanistica pregiudizievole per il privato, preclude la possibilità di ottenere il risarcimento del danno, in quanto il tempestivo esperimento dell'azione di annullamento avrebbe consentito di rimuovere la limitazione della capacità edificatoria contestata. Il mancato esercizio dell'azione di annullamento, in assenza di un apprezzabile sacrificio per il privato, integra un comportamento contrario a buona fede che esclude la risarcibilità del danno, in applicazione del principio della "causalità ipotetica" di cui all'art. 1227, comma 2, c.c.