La presunzione di pericolosità sociale e di adeguatezza della sola custodia cautelare in carcere, prevista dall'art. 275 comma 1-bis c.p.p. per i condannati per il reato di associazione di tipo mafioso, è una presunzione relativa che può essere superata dimostrando l'allontanamento dell'imputato dal contesto criminale di riferimento. Pertanto, il giudice è tenuto a valutare specificamente la posizione di ciascun imputato, esaminando in concreto gli elementi che possano comprovare la cessazione dei suoi legami con l'organizzazione criminale, come la detenzione per altra causa con fine pena lontano, la limitazione dell'imputazione al solo periodo iniziale di appartenenza al sodalizio, o altri fattori indicativi di un effettivo distacco. Analogamente, per l'applicazione della misura cautelare ai sensi dell'art. 307 comma 2 lett. b) c.p.p. nei confronti di soggetti già condannati per reati di criminalità organizzata, il giudice deve motivare in modo specifico e concreto circa l'attualità e la concretezza del pericolo di fuga, senza poter desumere tale pericolo dalla sola gravità della pena o dalla precedente appartenenza all'associazione criminale, ma valutando le circostanze relative a ciascun imputato, come il loro comportamento processuale, lo stato detentivo per altra causa, e il rispetto di eventuali precedenti misure cautelari non custodiali.