Cassazione penale Sez. V sentenza n. 4153 del 27 gennaio 2017

ECLI:IT:CASS:2017:4153PEN

Massima

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La minaccia di morte o di violenza fisica, anche se proferita in un contesto di animata discussione e di reciproche offese verbali, integra il reato di minaccia semplice di cui all'art. 612 c.p., a prescindere dalla concreta capacità della persona offesa di essere intimidita, essendo sufficiente che la minaccia sia idonea a suscitare nella vittima un fondato timore per la propria incolumità. Tuttavia, la successiva abrogazione del reato di ingiuria di cui all'art. 594 c.p. comporta la revoca delle statuizioni civili relative a tale fattispecie, in quanto il fatto non è più previsto dalla legge come reato. Inoltre, la determinazione della pena per il reato di minacce deve tenere conto delle modifiche normative intervenute successivamente ai fatti, con conseguente riduzione della sanzione pecuniaria.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. BRUNO Paolo Antonio - Presidente

Dott. ZAZA Carlo - Consigliere

Dott. CATENA Rossella - rel. Consigliere

Dott. DE MARZO Giuseppe - Consigliere

Dott. FIDANZIA Andrea - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nata a (OMISSIS);
avverso la sentenza del Tribunale di Rimini in composizione monocratica, in funzione di giudice di appello, emessa in data 14/03/2013;
visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott.ssa Rossella Catena;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale Dott. Tocci Stefano, che ha concluso per l'annullamento senza rinvio in relazi…

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