Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 12819 del 4 aprile 2012

ECLI:IT:CASS:2012:12819PEN

Massima

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Il diritto di difesa, costituzionalmente riconosciuto, trova un limite nel momento in cui l'esercizio di tale diritto comporta l'attribuzione di responsabilità penali a terzi, attraverso la formulazione di accuse false e prive di immediata correlazione con le esigenze difensive. In tali ipotesi, la condotta dell'imputato, che oltrepassa i confini del legittimo esercizio del diritto di difesa, integrando il reato di calunnia, non può essere scriminata ai sensi dell'art. 51 c.p., neppure nella forma putativa, in quanto la falsità delle accuse e la mancanza di un nesso funzionale con la necessità di sottrarsi alle proprie responsabilità non possono essere considerate, nemmeno impropriamente, connesse all'attività difensiva. Pertanto, l'imputato non può validamente ritenere in buona fede che la formulazione di una denuncia contenente false accuse nei confronti di terzi rientri nell'ambito del diritto di difesa, poiché, con la presentazione della denuncia, egli si assume consapevolmente la responsabilità della veridicità di quanto dichiarato, chiedendo lo svolgimento di indagini, e non può quindi invocare l'esercizio putativo della scriminante. Ciò in quanto il diritto di difesa, pur costituendo un diritto fondamentale, trova un limite nel momento in cui il suo esercizio comporta la lesione di equivalenti diritti altrui, come quello alla reputazione e all'onore, nonché il corretto svolgimento dell'amministrazione della giustizia.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. GARRIBBA Tito - Presidente

Dott. SERPICO Francesco - Consigliere

Dott. GRAMENDOLA Francesco - Consigliere

Dott. FAZIO ((omissis)) - Consigliere

Dott. PETRUZZELLIS Anna - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMESSO), nato a (OMESSO);

avverso la sentenza del 22/06/2011 della Corte di appello di Trieste;

visti gli atti, il provvedimento denunziato e il ricorso;

udita la relazione svolta dal consigliere ((omissis));

udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale dott. MAZZOTTA Gabriele che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.

RITENUTO IN FATTO

1. La difesa di …

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