Il giudice amministrativo, nell'esaminare il ricorso proposto da un'impresa esclusa da una gara d'appalto, deve dichiararlo inammissibile qualora la relativa aggiudicazione sia stata disposta in esecuzione di una precedente sentenza che, pur avendo annullato il provvedimento di esclusione di un'altra impresa, ha testualmente stabilito che tale esito conduce all'aggiudicazione della gara e alla stipulazione del contratto alle condizioni di legge, dispensando il giudice dall'esaminare ulteriori profili di illegittimità dell'offerta dell'impresa riammessa. In tale ipotesi, il mezzo processuale più idoneo per la tutela dell'impresa esclusa è il ricorso per opposizione di terzo ex art. 108, comma 1, c.p.a., da proporsi dinanzi al giudice che ha emesso la sentenza passata in giudicato, in quanto qualsiasi pronuncia di annullamento dell'aggiudicazione per motivi ulteriori rispetto a quelli già esaminati andrebbe inevitabilmente in contrasto con il giudicato formatosi. Il giudice, nel dichiarare l'inammissibilità del ricorso, deve compensare le spese di lite tra le parti, in considerazione della natura strettamente processuale della decisione e della novità del motivo di inammissibilità sollevato d'ufficio.