Cassazione penale Sez. I sentenza n. 1912 del 19 gennaio 2016

ECLI:IT:CASS:2016:1912PEN

Massima

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Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La continuità tra un delitto associativo mafioso e i reati-fine commessi per agevolare l'associazione non può essere riconosciuta in via automatica, ma richiede la verifica concreta che il soggetto, aderendo al programma criminoso associativo, abbia individuato gli specifici delitti-fine che poi effettivamente commette. In assenza di tali elementi istruttori, non può ritenersi sussistente il vincolo della continuazione tra il delitto associativo e i reati-fine, anche se questi ultimi sono stati commessi per agevolare l'associazione mafiosa. La valutazione della sussistenza delle esigenze cautelari, inoltre, deve essere effettuata in concreto, tenendo conto della gravità delle condotte delittuose, della personalità dell'imputato, della pena detentiva applicabile e del tempo di restrizione già decorso, senza che lo stato di detenzione per altra condanna possa di per sé escludere la persistenza di tali esigenze, ove risultino adeguatamente motivate.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DI TOMASSI M. Stefania - Presidente

Dott. CASSANO Margherita - Consigliere

Dott. SARACENO Rosa Anna - Consigliere

Dott. BONI Monica - Consigliere

Dott. DI GIURO Gaetano - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);
avverso l'ordinanza n. 513/2015 TRIB. LIBERTA' di LECCE, del 30/06/2015;
sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. GAETANO DI GIURO;
sentite le conclusioni del PG Dott. BALDI Fulvio che ha chiesto il rigetto del ricorso;
Udito il difensore Avv.to (OMISSIS), che ha chiesto l'accoglimento del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Con ordinanza del 30/06/15, depositata il 17/07/15, il …

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