Cassazione penale Sez. V sentenza n. 9386 del 26 febbraio 2014

ECLI:IT:CASS:2014:9386PEN

Massima

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Il giudice di legittimità, nel confermare la sentenza di condanna per il reato di ingiuria, afferma che le dichiarazioni della persona offesa, ritenute intrinsecamente attendibili per la loro linearità e coerenza, possono costituire prova sufficiente del reato, anche in assenza di riscontri diretti, purché siano valutate in modo complessivo e contestuale, tenendo conto di ogni elemento di fatto, anche indiretto, che risulti indicativo della provenienza delle condotte ingiuriose dalla persona imputata. Ciò in quanto, ai fini della configurabilità del reato di ingiuria, non è necessario che i testimoni riferiscano puntualmente il contenuto delle espressioni ingiuriose, essendo sufficiente che attestino l'esistenza di comportamenti provenienti dalla persona imputata e qualificabili come tali. Pertanto, la valutazione complessiva degli elementi di prova, anche indiretti, può consentire di ritenere provata la responsabilità dell'imputato per il reato di ingiuria, senza che sia necessaria la prova diretta delle espressioni ingiuriose utilizzate.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MARASCA Gennaro - Presidente

Dott. LAPALORCIA Grazia - Consigliere

Dott. VESSICHELLI Maria - Consigliere

Dott. ZAZA Carlo - rel. Consigliere

Dott. GUARDIANO Alfredo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS), nata a (OMISSIS);

avverso la sentenza del 18/06/2012 del Tribunale di Roma;

visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;

udita la relazione svolta dal Consigliere Carlo Zaza;

udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Dott. VOLPE Giuseppe, che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso;

udito per la parte civile l'avv. (OMISSIS) in sostituzione dell'avv. (OMISSIS), che ha conclus…

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