Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Toscana, con la presente sentenza, ha stabilito che: 1. La domanda di attestazione di compatibilità paesaggistica presentata dal proprietario di un immobile abusivo, unitamente alla richiesta di accertamento di conformità in sanatoria, non può valere ai fini della pratica di condono edilizio e del conseguente decorso del termine biennale per la formazione del silenzio assenso, in quanto la domanda non contiene alcun riferimento alla pratica di condono e l'autorizzazione paesaggistica rilasciata fa esplicito riferimento solo agli interventi di "adeguamento e consolidamento" dei manufatti, senza alcun cenno alla pratica di condono. 2. Anche a voler ammettere che l'attestazione di compatibilità paesaggistica potesse valere ai fini del condono, il silenzio assenso si sarebbe comunque formato solo successivamente alla realizzazione delle opere abusive di "adeguamento e consolidamento", che pertanto sarebbero state comunque realizzate su beni ancora abusivi. 3. Le opere di "adeguamento e consolidamento" realizzate sui manufatti abusivi, oggetto di una domanda di condono mai perfezionatasi, non possono essere considerate meri interventi di manutenzione ordinaria finalizzati ad eliminare uno stato di pericolo o di degrado irreversibile, in quanto hanno comportato una sostanziale trasformazione dei beni nella loro originaria consistenza, modificandone la consistenza planovolumetrica, i prospetti e la destinazione d'uso. Tali opere, pertanto, non possono essere sanate. 4. Il provvedimento impugnato contiene una adeguata motivazione in ordine alle ragioni del rigetto della domanda di accertamento di conformità in sanatoria e una sintetica confutazione delle ragioni difensive prospettate dal ricorrente in sede procedimentale, non ravvisandosi pertanto la dedotta violazione dell'art. 10-bis della legge n. 241/1990.